Una poesiuola sull’Essere tufaceo.
L’orvietano è un tipo strano
Col quoziente intellettivo
Superiore a ogni italiano;
Mica è come un primitivo
Del lontano pleistocene!
Egli è saggio e volitivo,
Parla come si conviene,
Educato e sempre a modo,
Gran contegno poi mantiene;
Non è mai fuori dal frodo,
Paga tasse nella media,
Non s’appella a nessun lodo.
Se non l’hai ti da una sedia
Per sederti se sei stanco
E non fa poi una tragedia
Se uno in fila in qualche banco
Passa avanti per far prima:
Ma lo guarda in volto franco
col sorriso che va in cima
senza far lamento o pianto.
L’Orvietano ha sempre stima
De la gente che gl’è accanto
E l’invidia non lo tocca
Se i paesani in giro intanto
Han fortuna sulla rocca
O anche fuori per il mondo
È contento e mica sbrocca!
Invece è lieto e pur giocondo
Di sentir che c’è qualcuno
Che ha vissuto fino in fondo
Ed in modo assai opportuno
Ha donato lustro a Orvieto:
Fosse medico o tribuno,
Ingegner, plantageneto,
manager e finanziere
o massone in gran segreto.
L’Orvietano ha gran mestiere,
Anche in quello che non fa.
Lui può esser pasticciere,
Falegname in libertà,
Insegnante liceale
O Professore in facoltà,
Letterato mai banale
Ed esperto in ogni cosa:
Di politica locale,
Della rima e della prosa,
pure dell’alta finanza
o della vita religiosa,
del velluto e dell’organza,
del sociale e della psiche,
della grande transumanza,
dei romani e delle bighe,
degli aztechi e degli ittiti,
delle squadre e delle righe,
dei bulloni e delle viti,
della vite e delle olive,
dei computer con i siti.
Tanta roba ben gli vive
dentro quella grigia gabbia,
col saper tocca le rive
e sa nutrir la secca sabbia
che germoglia verdeggiante;
non c’è cosa che non sappia,
è un tuttologo importante
un ingegno che non falla
e non risulta titubante
quando pensa, quando parla,
quando esprime un suo parere.
Su una cosa mi traballa
Ed ognun lo può vedere:
Egli è chiuso ed arroccato,
Non sa mai come godere
E di se rider beato.
Guarda sempre a muso duro
Il vicino o chi gli è al lato:
Guai a prenderlo pel…Naso