Ho attraversato le lusinghe
come un’autostrada di lavori in corso:
attento a dare la precedenza al senso,
che riempiva ogni frazione infinitesimale
del sempre-mai.
Ero un’alba rapita alla notte
e abituando gli occhi alle lamine solari
adagiate dai vetri su pavimenti muti,
usurpavo l’esistenza
ad un bambino mai nato.